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mercoledì 7 ottobre 2009

Un Corpo Sociale

Dicevamo più sotto un popolo che abbiamo diversi dialetti, diverse abitudini  e anche livelli di sviluppo molto differenti, ma che 150 anni di carestia ed abbondanza, di guerra e di ricostruzione, di terremoti e soccorsi, di tragedie infinite e di solidaretà impensabili, ci fanno comunque essere un unico popolo.
Notava inoltre un commento onesta-legalità che la garanzia principale del rispetto della legalità sostanziale, individuata dalla Costituzione intesa come espressione di un patto, è la costante opera di partecipazione e controllo da parte del corpo sociale.

Io credo che un documento come la Carta costituzionale viva nel presente di chi la scrive e la vota, ma che poi diventi altro.
Diventa il passato su cui  si sono volute porre delle fondamenta.
Diventa, nello stesso tempo, il futuro che si vuole costruire.
Di queste due dimensioni vive il nostro presente di cittadini, un presente che ci richiede continuamente delle scelte, per le quali sentiamo di avere scarse indicazioni, oltre quelle dei principi fondamentali della nostra Carta.
Questo ci porta ad invocare e ad appellarci a leggi e regolamenti per ogni più minuto aspetto e infimo dettaglio del vivere quotidiano.
Purtroppo questo è esattamente l'opposto di ciò che penso debba essere un corpo sociale, che si regge su poche regole chiare e poi sa fare delle scelte e assumersi le sue responsabilità in base a quei valori ed esperienze condivise che soltanto possono farci essere popolo.
Ma finché anche solo per accettare una multa per eccesso di velocità etilometro vs autovelox pretendiamo la foto regolamentare, nitida e che rispetti la privacy, fatta dall'apparecchio regolamentare e regolarmente segnalato 480 metri prima, penso ci sia ancora parecchia strada da fare, e forse questa sì a tutta velocità.

federalismo centralizzato

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