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giovedì 6 gennaio 2011

Messaggio Planetario

Come accade spesso, badiamo soprattutto al nostro orticello, anche nelle occasioni in cui il respiro potrebbe essere un po' più ampio.
Del messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica abbiamo così colto unicamente ciò che è di immediato interesse cronachistico.

Infatti i commentatori si sono soffermati, fra tutti i temi trattati, più che altro su quelli dei giovani e del fisco, di Napoli, disoccupazione, produttività, debito pubblico, rinascita economica, spesa pubblica etc.

E vai col coro di plausi bipartisan al Presidente, un uomo di 85 anni che dimostra di avere vedute ben più ampie dei suoi sicuramente più giovani (anagraficamente) commentatori.

Infatti, ed è questa la parte del discorso che più mi ha colpito, il Presidente Napolitano ha tentato di farci comprendere, in una prospettiva internazionale e al contempo con solido realismo, che un certo ritmo di progresso vertiginoso, così come finora vissuto nella nostra parte di mondo, non può essere mantenuto.

Ma anche se “il sogno di un continuo progredire nel benessere, ai ritmi e nei modi del passato, è per noi occidentali non più perseguibile, ciò non significa che si debba rinunciare al desiderio e alla speranza di nuovi e più degni traguardi da raggiungere nel mondo segnato dalla globalizzazione”.

Il Presidente ci sottolinea come i risultati, il progresso economico e il benessere raggiunto dai paesi (continenti!) emergenti, il loro progressivo emanciparsi dalla fame e povertà, non sono soltanto una loro conquista, ma una vittoria per tutti noi, una “conquista della nostra comune umanità”.

Mi sembra l'invito ad impegnarci in uno sforzo comune per uno sviluppo che non sia solo a vantaggio di alcuni e scapito di molti altri.
Un discorso, nel 150° anniversario dell’Unità d’italia, tutt’altro che “nazionalista”.

Grazie Signor Presidente.

statistiche e meriti
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